Dalla Baseline alla Reattività: gli strumenti dell’Assessment

Come rilevare parametri vitali e stati emotivi attraverso metodi scientifici affidabili
  1. PERIODO DI ADATTAMENTO
    Malgrado quello del periodo di adattamento sia stato un argomento a lungo dibattuto nell’ambito della ricerca psicofisiologica, esistono poche ricerche con dati empirici che ne indichino la durata ottimale.

Per periodo di adattamento si intende il tempo che il soggetto trascorre nella situazione sperimentale prima dell’inizio delle misure baseline o dell’inizio dell’esperimento stesso. La funzione di un periodo di adattamento nella ricerca psicofisiologica e nel lavoro clinico è triplice:

  • consente al soggetto di familiarizzare con la situazione sperimentale;
  • attua un distanziamento di effetti pre-seduta sperimentale, come un allentamento della tensione legata alla vita quotidiana, differenze di temperatura, illuminazione ecc.;
  • favorisce la risposta di orientamento e la stabilizzazione delle risposte psicofisiologiche. Questo si rivela particolarmente utile nelle prime sedute del BFT.

Alcuni autori (Arena, Schwartz, 2003) suggeriscono un periodo di adattamento di almeno 5 minuti, anche se, ovviamente, alcuni soggetti, specialmente i più ansiosi, possono avere l’esigenza di periodi più lunghi.

Comunque sia, riteniamo sensato personalizzare il periodo di adattamento. Se, per esempio, si riscontra che il livello di tensione del soggetto si mantiene alto anche oltre i 5 minuti, si può prolungare la durata del periodo, durante il quale, ad esempio, si possono porre domande al terapeuta, osservare degli esempi ecc.

 

  1. BASELINE PSICOFISIOLOGICO
    Il periodo di misurazioni baseline può essere definito come quello che segue il periodo di adattamento, nel quale le risposte psicofisiologiche prima dell’inizio della seduta sono stabilizzate. L’importante finalità di questa fase è quella di osservare e misurare l’attività psicofisiologica basale a riposo, in quanto quasi sempre il professionista ha l’esigenza di confrontare i valori a riposo (baseline) con quelli misurati nelle condizioni sperimentali o di trattamento, considerando che i cambiamenti di punteggi grezzi dai valori baseline o percentuali di cambiamento da essi dipendono dalle condizioni baseline.

Per esempio, una misurazione baseline è fondamentale nell’ambito della ricerca cardiovascolare in cui quasi sempre tutte le misure della reattività cardiovascolare si basano su punteggi relativi.

Riguardo al fattore “apertura-chiusura” degli occhi durante la fase baseline non esiste un comune accordo fra gli studiosi e i ricercatori. Per esempio, Schwartz (1995) suggerisce la chiusura degli occhi durante le misurazioni baseline in condizioni come l’insonnia, mentre le condizioni meno realistiche nelle condizioni di mal di testa o altre sintomatologie si presentano con gli occhi aperti.

 

  1. FASE DI STIMOLAZIONE
    Al fine di valutare il livello di reattività e la capacità di recupero della risposta psicofisiologica individuale si procede alla somministrazione di stressor cognitivi e/o fisici.

La valutazione della reattività e delle capacità di recupero sono utili per l’assessment e il trattamento dei disturbi psicosomatici e fornire altresì una funzione predittiva dei fattori di rischio dei disturbi stessi (Haynes et al., 1991).

Esistono due circuiti indipendenti dello stress (Haynes et al., 1991):

  • Il primo è quello del sistema nervoso autonomo (SNA), ramo del simpatico: l’ipotalamo è la struttura organizzatrice di questo sentiero attraverso l’input delle strutture corticali e subcorticali, con insorgenza rapida e un breve tempo di equilibrio con massimo di effetto attraverso il rilascio di epinefrina e norepinefrina dal tessuto nervoso e dalla corteccia surrenale.
  • Nel secondo sentiero, quello del sistema ipotalamo-ipofisi-corticosurrenale, è ancora l’ipotalamo ad avere funzioni regolatorie, ma in questo caso col rilascio di ACTH (adrenocorticotropo ormone) dalla ghiandola pituitaria che a sua volta stimola il rilascio di cortisolo dalla corteccia surrenale. In questo caso gli effetti sono più lenti e presentano tempi più lunghi per raggiungere il massimo effetto.

 

  1. PERIODO DI ADATTAMENTO/POST STRESS E INDICE DI RECUPERO
    La durata dello stress è importante per i suoi effetti: una durata più breve può rendere più efficienti i neurotrasmettitori, mentre una lunga durata li può rendere inefficaci. Uno stress permanente abbassa la norepinefrina, innalza l’inibizione di ACTH, rilascia cortisolo e deprime il sistema immunitario.

Anche la tipologia dello stress, fisiologica e/o psicologica, è importante. Per la misura di stressors psicologici, i terapeuti dovrebbero tenere presente che il cortisolo risponde maggiormente al distress soggettivo, incontrollabile e psicologicamente preponderante (Diestberger, 1989).